Musap home ritratto donna

Settembre 2022

MUSAP è chiuso a settembre e riaprirà solo ad ottobre: ci vuole dare qualche informazione in proposito?

L’apertura a settembre era definita da tempo. Si attendevano soltanto conferme delle partecipazioni del Sindaco di Napoli e del Presidente della Regione Campania, presenze indispensabili. Non sarebbe stata una semplice riapertura della nostra sede storica con i suoi 134 anni d’attività, ma la celebrazione di un risultato unico nel Territorio: MUSAP è frutto della nostra visione, lungimiranza, passione e lavoro costante. La strabiliante mutazione di un Circolo Sociale in un Sito d’Arte e Cultura. Il concreto giacimento per favorire la diffusione della capacità del popolo napoletano e contribuire alla crescita degli attrattori del turismo culturale.
Pur collocati in un palazzo che evidenzia, con desolante crudezza, le endemiche distrazioni di cittadini e autorità verso la dovuta attività in difesa e valorizzazione del patrimonio storico del Paese (Palazzo Zapata, già sede del Viceré di Napoli, il Cardinale Zapata), abbiamo lavorato intensamente, sin da prima della pandemia e, ancora più intensamente, nel durante, tra mille difficoltà e totale indifferenza di istituzioni e media, per realizzare il progetto di rivisitazione ambientale ed espositiva del sito.
Siamo davvero contrariati per la situazione, oltre ogni possibile immaginazione: non è stato possibile riaprire a settembre perché, alle prime pioggerelle, alcune sale espositive e le opere in esse esposte, appena restaurate, sono state aggredite, ancora una volta, dalle infiltrazioni, con annessi acqua, calcinacci e pietrisco, i quali, se non fossero stati fermati dalle balconate della Fondazione, sarebbero precipitati sui passanti e sui marciapiedi di piazza Trieste e Trento. Siamo ora costretti ad attendere che il condominio, responsabile dei mancati interventi, nonostante il clima favorevole di questi mesi del 2022, rimuova le cause. Dopo, dovremo risistemare nuovamente tutto. Insomma, sebbene siamo in paziente attesa che qualche responsabile pubblico si svegli. La strabiliante mutazione di un Circolo Sociale in un Sito d’Arte e Cultura. Il concreto giacimento per favorire la diffusione della capacità del popolo napoletano e contribuire alla crescita degli attrattori del turismo culturale.
Pur collocati in un palazzo che evidenzia, con desolante crudezza, le endemiche distrazioni di cittadini e autorità verso la dovuta attività in difesa e valorizzazione del patrimonio storico del Paese (Palazzo Zapata, già sede del Viceré di Napoli, il Cardinale Zapata), abbiamo lavorato intensamente, sin da prima della pandemia e, ancora più intensamente, nel durante, tra mille difficoltà e totale indifferenza di istituzioni e media, per realizzare il progetto di rivisitazione ambientale ed espositiva del sito.
Siamo davvero contrariati per la situazione, oltre ogni possibile immaginazione: non è stato possibile riaprire a settembre perché, alle prime pioggerelle, alcune sale espositive e le opere in esse esposte, appena restaurate, sono state aggredite, ancora una volta, dalle infiltrazioni, con annessi acqua, calcinacci e pietrisco, i quali, se non fossero stati fermati dalle balconate della Fondazione, sarebbero precipitati sui passanti e sui marciapiedi di piazza Trieste e Trento. Siamo ora costretti ad attendere che il condominio, responsabile dei mancati interventi, nonostante il clima favorevole di questi mesi del 2022, rimuova le cause. Dopo, dovremo risistemare nuovamente tutto. Insomma, sebbene siamo in paziente attesa che qualche responsabile pubblico si svegli.

Procida è capitale della cultura 2022, ma finita l’estate, pensa che l’isola tornerà ad essere nuovamente “isolata”?

L’isola di Procida è un’isola particolare. È presente nei nostri cuori e nei nostri desideri: un gioiello che non ha subito nel tempo le aggressioni che hanno cambiato le altre isole del golfo. Un’oasi unica. L’essere diventata Capitale della cultura italiana è stato un grande riconoscimento che per l’intero anno ha stravolto le abitudini degli isolani e degli abituali frequentatori. Non me lo auguro, ma è probabile che questa eccessiva affluenza porti con sé cambiamenti di mentalità e, negli operatori del luogo, inserisca qualche germe di prospettiva imprenditoriale che richieda o imponga una mutazione ambientale. Abbiamo avuto, recentemente, una città storica del Sud che, prima di Procida, ha vissuto la stessa esperienza di Capitale della Cultura: Matera. A parte gli interventi strutturali che sono rimasti a beneficio degli abitanti e di qualche visitatore, pare ritornata allo stato precedente. A mio avviso, Procida potrebbe rivivere lo stesso percorso.

Ci sono state da poco le elezioni: secondo Lei, in generale, cosa dovrebbero fare innanzitutto i governanti per migliorare la situazione del turismo a Napoli?

Mi verrebbe da dire di getto che la cosa migliore che dovrebbero fare alcuni è dare le dimissioni, mentre altri avrebbero dovuto rinunciare alla candidatura. Da anni nulla cambia. Ora siamo tutti in attesa delle concretizzazioni della nuova Amministrazione della Città. Dobbiamo anche dire che buona parte delle colpe ricadono sulla sciatteria di molti cittadini e sulla inefficienza e carente capacità di osservazione dei pubblici dipendenti, specie quelli destinati al controllo del rispetto delle regole. Eppure tutti siamo rimasti affascinati dalla Napoli di Alberto Angela, trasmessa sul canale RAI: una Napoli sconosciuta che si è opposta idealmente alla Napoli di “Gomorra” di Saviano. Il conduttore è riuscito a cambiare totalmente gli aspetti reali di vicoli e ambienti. Passeggiare di notte, nei vicoli di Napoli, è sembrato a tutti rivivere il sogno de le “Mille e una notte”. Sappiamo tutti che, se passiamo per quelle stesse stradine del filmato, il sogno si tramuta in una realtà avvilente: spazzatura per strada, spesso neanche raccolta in sacchi e, dove sono presenti attività commerciali di consumo alimentare o bevande, per strada troviamo anche i residui delle consumazioni. Il lavoro è veramente ciclopico, ma la scelta è semplice, quasi banale: bisogna dedicare particolare attenzione a una attraente abitabilità del Territorio.
Non dobbiamo dimenticare che il turismo a Napoli, locale o estero che sia, non è un turismo vacanziero. A Napoli non si viene per il mare. Come dice Anna Maria Ortese: “Il mare non bagna Napoli”. Coloro che vogliono godere del sole e del mare, passano per Napoli e vanno a Ischia, Capri, Procida, Sorrento, Amalfi, ecc.
Il turismo stanziale a Napoli è un turismo culturale: vengono perché ben sanno che Napoli custodisce una quantità di beni artistici, culturali e storici, superiori a tante altre città. Quella stessa Napoli che appare indifferente e spaesata di fronte a tale benessere. Non riesce a goderne dei benefici. Diversamente da altre località, più pronte nella cura e nella comunicazione, non sa come sfruttare le proprie risorse. Un vero giacimento che deve essere ancora completamente scoperto. Non solo dai turisti, ma da amministratori, politici, classi dirigenti, media e cittadini. Inspiegabilmente lasciamo che questo giacimento, con le sue pepite di arte e cultura, resti abbandonato al degrado, circondato da spazzatura.
Eppure è ben noto che il visitatore, specie se straniero, oltre alla qualità dell’opera o del bene esposto, richiede qualità nell’ospitalità: su tali parametri avviene il confronto e la scelta della località da visitare.
Possiamo accettare passivamente tutto ciò? Come pensiamo di battere la concorrenza di altre città italiane e di altri paesi europei?
Fortunatamente, nei programmi del nuovo Sindaco di Napoli appaiono iniziative tese a migliorare l’attuale situazione. L’aver creato una innovativa cabina di regia su tale aspetto lascia ben sperare. Non dobbiamo però lasciarci trascinare dalle intenzioni. Dobbiamo attendere e verificare che venga concretamente dedicata la giusta attenzione al mantenimento adeguato dei beni del Territorio.
È possibile che non si comprenda quale possa essere la dimensione dell’incremento turistico in Città? Il Cristo Velato e la chiesa della Santa Luciella, ne sono concreti esempi: le file fuori sono in proporzione più numerose di quelle di Palazzo Reale e di Capodimonte. Possibile che non siano ben chiari i vantaggi per tutto l’indotto (alberghi, ristoranti, bar, locali di svago, teatri, trasporti, casse comunali, negozi vari, produttori locali, ecc.)? È così difficile creare sistema perché tutti ne beneficino? Chissà!

Riaprono le scuole: cosa si potrebbe fare per coinvolgere le nuove generazioni verso scelte culturali con passione e interesse?

Purtroppo i programmi scolastici pongono sempre meno attenzione alle materie storico-artistiche e, in aggiunta, le prospettive di lavoro al termine dei percorsi non sono molto attraenti. Qualche anno fa la Riforma del Ministero della Scuola ha anche previsto la soppressione di cattedre specifiche per alcuni percorsi scolastici.
La mancata sensibilizzazione alla valorizzazione dei beni artistici porta, come conseguenza, a un disinteresse generale verso l’arte e ogni forma di bello. Eppure nel Rapporto “Io sono Cultura” è stato sottolineato che cultura, creatività e tecnologia rappresentano la stessa faccia dello sviluppo di un Paese e che il sistema produttivo culturale comprensivo del settore No Profit, contribuisce per circa l’8% al valore aggiunto nazionale. Eppure l’arte, nelle sue variegate espressioni, in un’epoca di carenza di valori, di debolezza comunicativa, di autoemarginazione, di ricerca della propria visibilità attraverso un ruolo subalterno al mercato, di rinuncia a esprimere la propria autonomia e libertà, ha un’importanza insostituibile nell’universo giovanile. L’arte è un grande veicolo per canalizzare energie, far vibrare d’amore o di sdegno, suggerire progetti o intuizioni, provocare azioni belle e luminose, indurre a collaborare: il binomio arte/giovani è ineludibile.
All’arte va quindi restituito il compito di educare e di emancipare i giovani che, nel loro DNA, hanno certamente i valori eterni del bene, del bello, della convivialità, della lealtà, della solidarietà, ma che hanno bisogno dell’educatore che ne faccia emergere forma e contenuti.

Meno social e più Musap?

A questa domanda la risposta è difficile. Vale almeno 100 milioni di sterline.
I social sono uno strumento e un veicolo di comunicazione di massa, MUSAP è un sito museale polivalente, che spazia nel mondo dell’arte, della cultura e della storia. Il raffronto è quasi impossibile. MUSAP è un luogo fisico che impone una presenza reale, i social sono ambienti virtuali con accesso a distanza. I social non hanno bisogno della fisicità della persona. Nei social prevalgono le amenità. Chi vi scrive gode di una libertà priva di confini. Spesso la totale libertà autorizza l’utente ad eccedere senza curarsi di cosa possa o meno interessare ai destinatari. MUSAP, per quanto divulgativo possa essere o diventare, richiede all’utenza, anche quella che accede attraverso l’APP, un momento di concentrazione e attenzione. Un momento dedicato alla propria crescita culturale. MUSAP è un ambiente unico. In esso è possibile vivere momenti particolari, in una cornice ricca di reperti storici, monografie, opere rare, fotografie, autografi di artisti, poeti, scrittori, regnanti, presidenti della repubblica, volumi, documenti inediti, arredi e strumenti d’epoca. Vivere MUSAP è parlare di Napoli nella sua molteplice attività a cavallo di tre secoli di storia, dal 1888 ai giorni nostri. Ma non vi è dubbio che MUSAP si avvantaggerà dall’attento utilizzo dei social.