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Ingresso storico

Appena entrati si viene subito avvolti dall’eleganza. È qui che avviene l’accoglienza dei visitatori e degli ospiti della Fondazione. Già in questo primo ambiente, si possono ammirare testimonianze storico-documentali, come le cartoline di Giosuè Carducci indirizzate al poeta Giovanni Capurro ed opere d’arte come Il Castello delle cento finestre ad Ischia di Umberto Prencipe ed il ritratto scultoreo dell’artista Melina Pignatelli.

Biblioteca “F. Russo”

La sala ospita sculture di inizio Novecento di artisti napoletani come Ettore Sannino, Lelio Gelli e Carlo De Veroli. La Biblioteca custodisce circa 4700 volumi, catalogati secondo il sistema bibliografico nazionale e le sculture non sono le uniche opere ad arricchire l’ambiente, colmo di storia.
E’ arricchita da opere di artisti contemporanei di diversa nazionalità, tra cui Natino Chirico, Carmine Di Ruggiero, Luigi Servolini, Carlos De la Presilla, Antonio Sanchez D’Aragona, Franco Verio ed i fratelli Elio, Luigi e Rosario Mazzella.

Corridoio “Paesaggi”

Percorrendo il corridoio si viene accompagnati in un percorso naturalistico, che proseguirà concettualmente nella Sala Paesaggi, attraverso gli scenari partenopei e ischitani di Biagio Mercadante, Ena Villani e Ugo De Palma.

Sala “Sacrestia”

La sala più suggestiva del Museo, con i suoi 214 ritratti fotografici dei più grandi personaggi del panorama artistico, musicale, teatrale, letterario, politico, giuridico e medico. I ritratti esposti sono solo una parte del fondo fotografico custodito dal Museo. In questo ambiente di particolare fascino storico, è inoltre conservato lo spartito originale della Traviata di Giuseppe Verdi.

Ingresso Eventi

È così chiamato l’ambiente che anticipa la sala Comencini e che ospita l’esposizione delle opere di artisti contemporanei, dalla ceramica metallizzata dell’Annunciazione di Enzo Essenza alla tela Pulsione penetrante di Giovanni Massimo.

Qui troviamo i lavori di Pasquale Flaminio, Clara Garesio, Rocco Molinari, Giuseppe Pirozzi, Sava Stojkov e Paolo La Motta.

Sala Bar

La sala ristoro di Musap non ha niente da invidiare agli storici caffè letterari di Napoli. I visitatori di MUSAP potranno affermare di aver preso il caffè in un ambiente arredato da vere e proprie opere d’arte, respirando la stessa aria di illuminazione che fu di Giulio Parisio.  Una pausa caffè davvero fuori dal comune, in un ambiente intimo e tranquillo.

Salone Comencini

Quando il socio architetto Giovan Battista Comencini ebbe l’incarico di ristrutturare quello che all’epoca era il “salone da ballo” nel 1910 dopo l’incendio, volle impreziosire l’ambiente con ben sette opere a sanguigna firmate da Nicola Biondi, Mario Borgoni, Stefano Farneti, Francesco Jerace, Vincenzo Migliaro, Andrea Petroni e Paolo Vetri, e accomunate dal tema “l’allegoria della danza nei secoli”.
Immaginarsi a danzare in questa sala, circondati da gentiluomini e dame eleganti, rischiarati dalla luce dei sontuosi lampadari in cristalli di Boemia è davvero facilissimo.
L’atmosfera preziosa del salone Comencini è la cornice perfetta per concerti, eventi, mostre e convegni.

Antisalotto
del Barone

Questa sala è una piccola parte dell’ambiente originale. È chiamata “Sala del Barone” perché secondo una leggenda tramandata di generazione in generazione dai soci del Circolo, proprio la figura di un barone usava trattenersi in questa stanza prima di entrare nell’ala adiacente, che un tempo era sala bar e teatro.

Il barone amava attardarsi in questo ambiente proprio perché lo trovava intimo e appartato. Possiamo immaginarlo perdersi nella contemplazione della scultura in gesso Schiava in vendita di Luigi De Luca, esposta in questa sala; oppure ammirando le grandi opere di Paolo Emilio Passaro, raffiguranti i ritratti dei soci del Circolo, apposte alle pareti.

Sala Farmacia

Fin dalla sua fondazione, ad opera dell’ing. Saverio Altamura, nipote del pittore omonimo, la sala ha ospitato animate discussioni dal “taglio critico e satirico”.

La vita politica, amministrativa e culturale erano il cuore dei dibattiti tra i soci che s’intrattenevano in questo ambiente, tra cui non mancavano critici ed artisti. Le conversazioni erano così animate da conquistare il nome di “sala dei veleni”.

La prima opera esposta fu infatti una revisione caricaturale del Trionfo di Mario di Altamura, realizzata dai quattro “Vincenzi dell’arte”: Caprile, Migliaro, Volpe e Vincenzo “ad honorem” De Sanctis, e tuttora ospita una serie di caricature e schizzi realizzati dagli artisti che fondarono, nel 1921, la Società Ars et Gaster.

Dal punto di vista architettonico è da notare il vasellame, firmato dall’artista Arnaldo De Lisio, che ritrae gli ex voto e il San Gennaro “protettore della Farmacia”.

Sala Farneti

Entrando in questa sala si fa un tuffo nel “simbolismo”: i forti contrasti tra bianco e nero, i soggetti ripresi dall’espressionismo e i disegni ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe portano all’istante la mente del visitatore in uno scenario vicino al “terrifico”.

La sala è dedicata all’artista Carlo Farneti, allievo del Museo Artistico Industriale di Napoli, distintosi nella ceramica e nel settore dell’illustrazione.

La sala espone opere grafiche di altri importanti artisti come Stefano Farneti, padre di Carlo, Francesco Galante, Roberto Pane, Umberto Prencipe e altri.

Sala Matilde Serao

La sala è un omaggio alla figura della donna letterata e illuminista di Matilde Serao. Uno spazio interamente dedicato ai ritratti femminili, che ci fa viaggiare dall’ultimo decennio dell’Ottocento agli anni Ottanta del Novecento.

Una sala che regala un ampio spettro di emozioni, dalle tinte a tratti delicate degli incarnati nobili a quelle viscerali del sangue di Napoli, “Questo ricco sangue napoletano si arroventa nell’odio, brucia nell’amore e si consuma nel sogno”.

Il nucleo più rilevante della collezione fu acquistato nel 1914 e comprende i dipinti di Vincenzo Jerace, Giuseppe De Sanctis, Eugenio Viti e Nicola Biondi. Ad impreziosire l’ambiente i Mandorli e puttini dell’artista Biagio Mercadante, le Rose bianche di Gaetano Bocchetti, le Cupole e tetti di Leon Giuseppe Buono, e Interno con Gatti di Mariano Lenci.

Sala Mostre

La sala ospita paesaggi e accoglie i visitatori con le magnifiche opere del Principe Pagratide Aslan D’Abro, Giovanni Battista Filosa e Carlo Montani.

Questo spazio è il luogo ideale per le mostre temporanee, grazie ai supporti che ne rendono agevole l’allestimento.

Sala Ottocento

Massima testimonianza del cuore pulsante della Società Napoletana degli Artisti, nata nel 1888, la sala ospita 30 tra disegni, dipinti e sculture di alcuni tra i più importanti artisti che vi presero parte. Ci immergiamo nel fervore culturale dell’epoca della fondazione.

Vi troviamo: un disegno di Domenico Morelli dal titolo Sant’Antonio nel deserto, un acquerello dal titolo Scalinata di Eduardo Monteforte, un piccolo ciclo di ritratti a carboncino dedicati ad alcuni uomini illustri, opera di Giuseppe De Sanctis, e Popolana di Vincenzo Gemito. Tra le sculture si annoverano Nudino e Camicia di Saverio Gatto, Carrettiere di Achille d’Orsi e Vinta (o Danaide) di Luigi De Luca.

Vasi e sculture arricchiscono la sala.

Sala Paesaggi

Prosecuzione concettuale del corridoio, accoglie circa 70 opere di artisti otto-novecenteschi, tra le quali spicca l’imponente dipinto di Alfonso Simonetti, del 1889, uno dei primi entrati a far parte della collezione. Il dipinto è circondato da altrettanti paesaggi, di piccole e medie dimensioni. Coinvolgenti le opere degli anni Venti e Trenta, stile Bélle Epoque.
La realizzazione delle opere che adornano gli ingressi furono affidate nel 1928 a Salvatore Petruolo, Arturo Bacio Terracina, Eugenio Viti e nel 1931 a Lionello Balestrieri e Guido Casciaro, che seppero esprimere a pieno il realismo diffuso negli ambienti meridionali.

Sala Pranzo

I soci pranzavano e brindavano proprio in questa sala. Come lo sappiamo? È la tela parodica di Paolo Emilio Passaro, che domina la parete centrale, a dircelo.

Inoltre, come ogni convivio che si rispetti, il tutto è completato da rappresentazioni di splendide nature morte come Natura morta con tavola per il tè di Francesco Galante, Il dessert di Giovanni Panza, Natura morta n.21 di Guglielmo Ferraro, Cucina dei Camaldoli di Roberto Scognamiglio, Interno con finestra di Gaetano Richizzi e Natura morta con cervo di Carlo Siviero.

È proprio vero che i soci pranzavano con abiti cardinalizi, come ci suggerisce la tela di P.E. Passaro? In realtà è un simbolismo del pittore che ha inteso esaltare la ritrovata amicizia tra soci amanti dell’arte culinaria.

Sala Service

Dove c’è un banchetto, c’è sempre anche un’organizzazione, un servizio che fa funzionare tutto a dovere. È proprio il caso della Sala Service, dotata di apposito montacarichi interno per il trasporto delle vivande provenienti dalla cucina, posta al piano superiore.

Le opere a corredo riprendono in gran parte nature morte come Fiori di campagna di Eligio Finazzer, Natura morta con strumenti di pittore di Giuseppe Viggiani e Omaggio a Salvatore di Giacomo di Gennaro Bottiglieri.

Salone Sirignano

Lasciati i pubblici impieghi, si ritirò in Napoli, ove egli, anima di artista e insieme provetto amministratore, fece sorgere il magnifico rione che ora dal suo nome si intitola”.

Queste le parole pronunciate in Senato per la commemorazione del Principe Giuseppe Caravita di Sirignano, primo Presidente del Circolo, al quale è intitolata la sala.

La sala è dedicata agli uomini che hanno fatto la storia del Circolo. Non c’è da stupirsi, quindi, che tra le opere esposte spicchino anche artisti che vi hanno preso parte a questo illustre passato: Paolo Caracciolo di Torchiarolo, Nicola Sansanelli, Mattia Limoncelli, Armando Caruso, Alfredo De Marisco, Antonio Landolfi, Mario Del Vecchio, e gli autoritratti di artisti famosi come Vincenzo Caprile, Gaetano Esposito, Edoardo Gallì, Vincenzo Irolli, Vincenzo Puchetti, Rubens Santoro, Giovanni Panza e Arturo Bacio Terracina.